È proprio con la civiltà romana che il mattone raggiunge l’apice della sua importanza costruttiva. In questa fase i mattoni venivano realizzati con argilla lasciata depurare in acqua, poi inserita all’interno di stampi di legno per ottenere la forma desiderata. Dopo qualche giorno di riposo e di essicazione al sole, si passava alla cottura nelle fornaci a temperature di circa mille gradi.
La cottura del mattone fu un grande traguardo raggiunto tra il I sec a.C e il I secolo d.C. che svolse un ruolo cruciale per superare i problemi inerenti alla lunga tempistica in termini di essicazione dei mattoni crudi e, allo stesso tempo, aumentava la loro resistenza.
La scomparsa del mattone crudo in epoca romana fu anche dovuta ad una piena del Tevere che portò ad un’alluvione nel 54 a.C. provocando un’azione erosiva sulle strutture. Il mattone crudo fu proibito proprio per questa fragilità.
La crescita edilizia favorita dal mattone cotto venne testimoniata con l’elaborazione di mattoni di diverse dimensioni, la cui misura era in relazione al piede romano: i bessales (19,7×19,7 cm), i sesquipedales (44,4 x 44,4 cm) e i bipedales (59,2 x 59,2 cm). Lo spessore oscillava tra i 3,5 e i 4,5 cm.
Con la caduta dell’impero romano si passò alla muratura completamente in laterizio senza riempimenti interni in calcestruzzo, alla variazione dimensionale del mattone stesso che si orienta verso la forma a parallelepipedo che conosciamo, fino alla variazione della concezione del mattone come elemento strutturale e decorativo allo stesso tempo, basti infatti pensare alle ondulazioni murarie dello stile barocco.
L’impiego di questi mattoni copriva non solo le murature ma anche le ghiere degli archi, delle piattabande e nelle volte, dove il materiale restante dal taglio dei mattoni veniva recuperato come materiale per i rivestimenti delle pareti di cisterne d’acqua o come ingredienti per la produzione di malte idrauliche.
L’aumento della popolazione in questa epoca impose di raggiungere considerevoli altezze costruttive degli edifici, basti ricordare le insulae residenziali ostiensi dove il mattone riuscì a rivestire un ruolo veramente cruciale.